29 luglio 2017

L'arte di correre

Nel 2014 mi sono imbattuto in Haruki Murakami: sono entrato in libreria e mi è saltato all'occhio L'arte di correre.
Mi è tornato in mente che avevo comprato un notes per prendere qualche appunto e la lettura del libro, bevuto in poche ore, mi ha aiutato a capire che certe attività devono essere fatte in maniera sistematica. Ho comprato un contachilometri per la bici e contemporaneamente ho cominciato a registrare quello che facevo, sia in bici sia con la camminata veloce.
Nei tre mesi da settembre a novembre 2014 ho registrato ben 434,9km in bici, con un picco di 195km ad ottobre e 75,4km di cammino. 
Sono numeri che oggi mi fanno sorridere, ma che rappresentano un inizio. 
Numeri simili anche per l'estate del 2015, quando ho cominciato a pedalare con una Gemigniani restaurata da mio padre e poi, a cavallo del primo maggio, la Triban 500FB.

Il libro di Muarkami mi ha dato uno strumento: la sistematicità. Registrare l'attività consente di crera una maggiore motivazione ad essere sistematici.

11 luglio 2017

... in sella!

Mio padre mi chiede di provare come va una bici che stava sistemando ed io che riscopro quella sensazione antica di pedalare in maniera spensierata... quella stessa sera sono ritornato sulla bici per fare un'altra prova, con il fresco che si comincia a provare al calar del sole, ricordando ogni millimetro del giro che facevo da bambino, delle aiuole che c'erano e che disegnavano il piccolo circuito in cui, da bambini, ci si sfidava in gare della durata di un intero pomeriggio, che duravano un numero infinito di giri... oggi non ci sono più quelle aiuole, l'agave che ti pungeva e di cui avevamo sacro timore, per le spine, che non solo bucavano camere d'aria e palloni, ma che tante volte ci hanno segnati di graffi per esserci avvicinati troppo in una manovra azzardata o una parata con tuffo, che, sul cemento, era maggiormente eroica, o il mandarancio sul quale ho imparato ad arrampicarmi per quei frutti dolcissimi o il limone, dove ci si arrampicava per trovare un nascondiglio tra i suoi rami giocando a nascondino. 
La bici era diventata una macchina del tempo, che mi aveva riportato indietro, tra a fine degli anni '70 e l'inizio degli '80, con i mondiali dell'82 visti in tv e giocati con gli amichetti, quando la maglietta del Brasile e quella dell'Italia erano nei nostri desideri di bambini.

Pensieri e ricordi che ad ogni giro in quel piccolo velodromo della mia infanzia riaffioravano, con i modi di dire, le barzellette, il pallone Tango, che resistette all'agave qualche mese, mentre i Super Santos ed i Super Tele non arrivavano a sera e, poi, il pesantissimo pallone da pallacanestro, che la vinceva su quelle spine.

Così anche la sera successiva, ritornato dal lavoro ho fatto un altro giro su quella bici, una Schiano con il telaio in acciaio riverniciato di blu ed il cambio Campagnolo Simplex solo al posteriore, e poi la sera successiva e quella ancora dopo, ho ritagliato un piccolo spazio, forse 30 minuti, ogni volta che mi era possibile, al rientro dal lavoro, nei fine settimana, nei giorni festivi...

10 luglio 2017

Ricominciamo? Ricominciamo!

Come dicevo nell'articolo precedente, mio padre ha tra i suoi passatempi preferiti quello della bici. Qualche anno fa è andato in pensione e così ha trovato il tempo di rimettere ordine tra le sue cose, ma soprattutto di rimettere mano alle tente cose che aveva iniziato e che non aveva il tempo di portare a termine. Tra queste sono ricomparse le vecchie bici che erano rimaste in un angolo a prendere polvere e che avevano, oramai, un velo di ruggine, una catena bloccata, un pedale sbilenco... qui il suo multiforme ingegno si è rimesso in moto ed ha cominciato a smontare, oliare, riverniciare, dando nuova vita e quasi sempre una nuova foggia a questi telai d'annata. Poi, come si dice, la fame vien mangiando, ha cominciato a recuperare vecchie bici buttate nell'angolo di qualche negozio per pochi euro ed a rimetterle a nuovo: una ruota nuova, una pulita al cambio e ci siamo ritrovato con bici sparse ovunque... un bel giorno, al mio rientro, lo trovo in giardino che armeggiava con una di queste vecchie glorie in acciaio e mi chiede di provarla per vedere se faceva ancora non ricordo quale difetto: ho accettato quasi a malincuore, pensando che perdeva tempo intorno a vecchie bici, quando ne aveva una nuova in alluminio, mai utilizzata, che mi sarei sporcato i pantaloni... e poi sono salito in sella e... mi si sono riempiti i polmoni! Mi si è stampato il sorriso sulle labbra, che ho dissimulato con una faccia seriosa per dare l'impressione che mi stavo impegnando seriamente a trovare il difetto, ma, invece, mi è tornato in mente quando, da bambino, riprendevo la bici in primavera e pensavo: riprendo gli allenamenti, devo andare piano e mi devo abituare e mentre premevo su un pedale, infilavo il piede sotto l'altro pedale per tirarlo verso l'alto...

Mentre scrivevo questo post mi è venuta la frase:
E' stato il primo respiro di un bimbo che nasce!

Pensando ad un attimo di felicità! Poi, mi sono scappate le lacrime per il dolore, che non passa, pensando alla mia piccola Mariagiulia, la mia piccola bambina che ha avuto un solo respiro, solo quell'unico respiro: il primo! Poi più nulla!

5 luglio 2017

Un passo avanti....

Tra i passatempi preferiti di mio padre c'è la bicicletta. Quando ero bambino lui talvolta faceva un giro sotto casa con una OLMO da passeggio, rigorosamente in acciaio grigio. Mi ha insegnato a riparare una gomma bucata...  e quante ne ho riparate da bambino alla graziella che fu prima di mio cugino, poi mia fino agli otto anni e poi di mia sorella... qualche anno dopo fu regalata ad un operaio che la usava come mezzo di trasporto per andare al lavoro e che spesso passava in questa zona. L'ho vista gradatamente invecchiare sino a sparire quando l'impresa dove lavorava quel giovane si spostò da un'altra parte.
Ad otto anni quindi avevo già riparato tante gomme bucate. O, in realtà, solo una o due, quelle della mia bici che spesso venivano trafitte dalle spine di un'agave. La camera d'aria era ridotta effettivamente come una carta geografica.
Ad otto anni, dopo della promozione in quarta elementare, mio padre mi comprò una bici nuova di zecca. Quando mi portò a sceglierla, in un negozio pieno di bici all'inverosimile, mi avvicinai alle bici da corsa, ma lui mi disse che non erano adatte ad un bambino per la schiena "Ti viene la gobba!". Accettai un po' a malincuore e mi diressi verso le bici da cross, che a quell'epoca, prima delle vere BMX, che furono lanciate al grande pubblico un anno dopo o giù di lì, avevano forme estremamente variegate, ispirate alle moto da cross, o, nel caso della mia, ai chopper: sella lunga, schienale alto e manubrio largo. Da cross avevano solo le ruote tassellate. La prima sensazione che ebbi fu proprio che le ruote tassellate era faticosissimo spingerle, però, con il mio continuo girare a mo' di criceto, riuscivo comunque a gareggiare con glia altri bambini senza essere particolarmente penalizzato, anche se, di tanto in tanto, prendevo in prestito da mia sorella la graziella, che con il suo battistrada mi consentiva di accelerare meglio e che si rivelava un'arma micidiale nelle gare, che molto spesso erano delle prove di accelerazione con partenza da fermo su un rettilineo di... 50 metri.

4 luglio 2017

Un passo indietro...

Ho passato la gioventù in bicicletta. Sotto casa è possibile fare un piccolo giro in bici, quasi un velodromo privato a patto di essere pronti a girare come criceti: 4-500 giri in tondo per fare un piccolo allenamento... ma per i bambini è veramente una pista! Al riparo dalle auto e da qualunque ostacolo o pericolo improvviso puoi sognare di andare in giro per il mondo o di vincere il Giro d'Italia.
Ho passato la fanciullezza in questo modo! Intere lunghissime giornate estive con il solleone passate a girare in tondo, spesso gareggiando con gli amichetti del circondario che si riunivano tutti qui, ognuno con la sua bicicletta. Le graziella o quelle da cross, che tanto si portavano all'epoca. Intervallando le gare con furiose partite a calcio, senza regole, senza porte e senza portieri...
... poi arrivò l'adolescenza, il motorino, il liceo classico e si lasciò in un angolo la bici e dopo qualche anno scopri, svogliatamente, che non c'è più... regalata a qualche altro bambino che sognava il Giro d'Italia.

Girare in bici

Da qualche anno sono ritornato bambino: sono ritornato in bici!
In bici si ritorna a sognare!
In bici ci si sente liberi!